Ieri sono andata a fare per la prima volta la ciaspolata, è stata una bella esperienza, assieme a noi c'era un'esperto di montagna. In questo periodo il livello delle valanghe è alto a livello 5.... Questa zona la conosco bene è la terza volta che vado in questo rifugio ma sono sempre andata d'estate, la prima volta è stato nel lontano 1987 ero partita dalla val boite, la seconda volta nel 1997 ero partita dalla forcella staulanza, mi sono divertita, poi qui ho mangiato divinamente ho ordinato un piatto gulash, funghi, fagioli, polenta poi un bel piatto di speck è formaggio.....è un buon vino e una buona crostata di arance.......abbiamo trovato una giornata stupenda! Il monte civetta quello che vedete nella foto!
Gulash
Il Gulash (in ungherese Gulyás o, più precisamente, Gulyás-leves, che letteralmente significa "zuppa del mandriano"; in tedesco - attraverso il quale l'italiano - Gulasch) è un piatto tipico che ha origine in Ungheria e si è diffuso in tutta l'Europa centro-orientale.
Il Gulash è una zuppa che i mandriani cucinavano dentro un grande paiolo messo sopra un fuoco di legna all'aperto quando, ad esempio, trasportavano i pregiati bovini grigi di razza podolica, dalle lunga corna dalla pianura della Puszta ai mercati di Moravia, Vienna, Norimberga e Venezia.
Questo piatto sostanzioso a base di carne, lardo, soffritto di cipolle e carote, patate e paprica era l'ideale per riscaldare i robusti bovari discendenti di una razza di cavalieri che era scesa in Europa verso il 950 dalla steppa asiatica.
Ma fu solamente verso la fine del XVIII secolo che il gulash dalla prateria arrivò ad essere conosciuto dalle famiglie borghesi, per poi apparire sulla tavola del popolo insieme ad altri stufati di carne, come i paprikás aggiustati con la farina, la paprica e la panna acida (tejföl), o il pörkölt, chiamata anche la "rosolata della Puszta". A varcare però i confini nazionali per entrare nei menù di tante nazioni fu solamente il gulash.
Mentre nella sua forma originale è essenzialmente una zuppa a base di carne, in alcune varianti, soprattutto fuori dall'Ungheria, viene cotto tanto finché, asciugandosi, diviene una specie di spezzatino. Il colore rosso è dato dalla paprica immessa in abbondanza, che, contrariamente a quanto si possa credere fuori dall'Ungheria, non è piccante.
Il Gulasch è un piatto tipico di molte zone del Triveneto, soprattutto nei territori di confine con Austria, Croazia e Slovenia.
Il Gulash è una zuppa che i mandriani cucinavano dentro un grande paiolo messo sopra un fuoco di legna all'aperto quando, ad esempio, trasportavano i pregiati bovini grigi di razza podolica, dalle lunga corna dalla pianura della Puszta ai mercati di Moravia, Vienna, Norimberga e Venezia.
Questo piatto sostanzioso a base di carne, lardo, soffritto di cipolle e carote, patate e paprica era l'ideale per riscaldare i robusti bovari discendenti di una razza di cavalieri che era scesa in Europa verso il 950 dalla steppa asiatica.
Ma fu solamente verso la fine del XVIII secolo che il gulash dalla prateria arrivò ad essere conosciuto dalle famiglie borghesi, per poi apparire sulla tavola del popolo insieme ad altri stufati di carne, come i paprikás aggiustati con la farina, la paprica e la panna acida (tejföl), o il pörkölt, chiamata anche la "rosolata della Puszta". A varcare però i confini nazionali per entrare nei menù di tante nazioni fu solamente il gulash.
Mentre nella sua forma originale è essenzialmente una zuppa a base di carne, in alcune varianti, soprattutto fuori dall'Ungheria, viene cotto tanto finché, asciugandosi, diviene una specie di spezzatino. Il colore rosso è dato dalla paprica immessa in abbondanza, che, contrariamente a quanto si possa credere fuori dall'Ungheria, non è piccante.
Il Gulasch è un piatto tipico di molte zone del Triveneto, soprattutto nei territori di confine con Austria, Croazia e Slovenia.
Il monte Pelmo
Il Pelmo è una montagna delle Alpi alta 3.169 m s.l.m. È la cima principale del Gruppo del Pelmo, nelle Dolomiti bellunesi. Separa la Val di Zoldo dalla valle del Boite.Poco a ovest della vetta del Pelmo si trova la cima secondaria del Pelmetto (m 2.990).
Il versante est viene chiamato, per la sua caratteristica forma simile ad un sedile, "el Caregon de 'l Padreterno", ossia "il Trono del Padreterno".
Alla sua base sorgono tre rifugi alpini: il Rifugio Venezia-Alba Maria De Luca (m 1.947, a est), il Rifugio Città di Fiume (m 1.918, a nord-ovest) e il Rifugio Passo Staulanza (m 1.766, a ovest).
Il Pelmo è stata la prima cima dolomitica ad essere scalata: il 19 settembre 1857l'inglese John Ball raggiunse la vetta attraverso quella che fu poi chiamata cengia di Ball. Era accompagnato da una guida locale che però non arrivò fino alla cima.Ball scrisse poi di aver scelto il Pelmo per la sua prima scalata dolomitica perché gli era sembrato il più bello tra tutti i monti delle dolomiti che aveva visto.
La via diretta Sud-Ovest fu aperta nei giorni tra il 15 ed il 17 settembre 1977 da una cordata italiana formata da Franco Miotto, Riccardo Bee e Giovanni Groaz.La prima ripetizione fu di Flavio Appi (Ita), Ronkovic e Rukic (Slo) tra il 15 ed il 17 gennaio 1986. La seconda ripetizione dell'1 e 2 luglio 2006 fu di Alessio Roverato (Ita) e Luca Matteraglia (Ita).
Il Pelmetto fu raggiunto nel 1896 dalle guide Clemente Callegari (detto il Battistrada) e Angelo Panciera (detto il Mago) col cliente Angelo Panciera.
Il monte Pelmo è noto anche dal punto di vista paleontologico: ai suoi piedi (a quota 2.050 m, non lontano dal rifugio Staulanza) è stato rinvenuto un masso con impronte di dinosauri.
Il versante est viene chiamato, per la sua caratteristica forma simile ad un sedile, "el Caregon de 'l Padreterno", ossia "il Trono del Padreterno".
Alla sua base sorgono tre rifugi alpini: il Rifugio Venezia-Alba Maria De Luca (m 1.947, a est), il Rifugio Città di Fiume (m 1.918, a nord-ovest) e il Rifugio Passo Staulanza (m 1.766, a ovest).
Il Pelmo è stata la prima cima dolomitica ad essere scalata: il 19 settembre 1857l'inglese John Ball raggiunse la vetta attraverso quella che fu poi chiamata cengia di Ball. Era accompagnato da una guida locale che però non arrivò fino alla cima.Ball scrisse poi di aver scelto il Pelmo per la sua prima scalata dolomitica perché gli era sembrato il più bello tra tutti i monti delle dolomiti che aveva visto.
La via diretta Sud-Ovest fu aperta nei giorni tra il 15 ed il 17 settembre 1977 da una cordata italiana formata da Franco Miotto, Riccardo Bee e Giovanni Groaz.La prima ripetizione fu di Flavio Appi (Ita), Ronkovic e Rukic (Slo) tra il 15 ed il 17 gennaio 1986. La seconda ripetizione dell'1 e 2 luglio 2006 fu di Alessio Roverato (Ita) e Luca Matteraglia (Ita).
Il Pelmetto fu raggiunto nel 1896 dalle guide Clemente Callegari (detto il Battistrada) e Angelo Panciera (detto il Mago) col cliente Angelo Panciera.
Il monte Pelmo è noto anche dal punto di vista paleontologico: ai suoi piedi (a quota 2.050 m, non lontano dal rifugio Staulanza) è stato rinvenuto un masso con impronte di dinosauri.
Toponimo e leggende
Il nome della montagna in dialetto zoldano (Pelf) significa peloso ovvero boscoso. Una leggenda della Val di Zoldo racconta infatti che un tempo il Pelmo era una montagna particolarmente verdeggiante e sulla sua sommità, dove oggi si trova il circo glaciale, vi era addirittura un vasto pascolo, molto frequentato dai pastori. Poi, un evento catastrofico fece franare la montagna, scoprendo la nuda roccia e dando alla montagna l'imponente aspetto che ha tutt'oggi. Il racconto sembrerebbe avere un fondo di verità: sono stati individuati due ampi scoscendimenti, ora per lo più nascosti dalla vegetazione, che fanno pensare ad una grandiosa frana; questa avrebbe bloccato il corso del Maè, formando un grande lago che, prosciugatosi, scoprì la piana dove oggi sorge Mareson, frazione di Zoldo Alto
Il nome della montagna in dialetto zoldano (Pelf) significa peloso ovvero boscoso. Una leggenda della Val di Zoldo racconta infatti che un tempo il Pelmo era una montagna particolarmente verdeggiante e sulla sua sommità, dove oggi si trova il circo glaciale, vi era addirittura un vasto pascolo, molto frequentato dai pastori. Poi, un evento catastrofico fece franare la montagna, scoprendo la nuda roccia e dando alla montagna l'imponente aspetto che ha tutt'oggi. Il racconto sembrerebbe avere un fondo di verità: sono stati individuati due ampi scoscendimenti, ora per lo più nascosti dalla vegetazione, che fanno pensare ad una grandiosa frana; questa avrebbe bloccato il corso del Maè, formando un grande lago che, prosciugatosi, scoprì la piana dove oggi sorge Mareson, frazione di Zoldo Alto
Giro del Monte Pelmo
Il giro del Pelmo in senso antiorario parte dal rifugio Passo Staulanza (m. 1773) seguendo il sentiero n. 472 in direzione del Rifugio Venezia (m. 1946)
Il tempo necessario per il raggiungimento di questa prima meta è di circa 2 ore e mezza.
Dal rifugio Venezia si prosegue quindi verso la Forcella Val d'Arcia (m. 2476) lungo il sentiero n. 480, da qui il percorso scende lungo i ghiaioni nord del Pelmo fino a ricongiungersi al sentiero n. 472 che riporta al Passo Staulanza.
Tempo totale: ore 6 circa (tempi CAI)
Dislivello: m. 693
Il giro del Pelmo in senso antiorario parte dal rifugio Passo Staulanza (m. 1773) seguendo il sentiero n. 472 in direzione del Rifugio Venezia (m. 1946)
Il tempo necessario per il raggiungimento di questa prima meta è di circa 2 ore e mezza.
Dal rifugio Venezia si prosegue quindi verso la Forcella Val d'Arcia (m. 2476) lungo il sentiero n. 480, da qui il percorso scende lungo i ghiaioni nord del Pelmo fino a ricongiungersi al sentiero n. 472 che riporta al Passo Staulanza.
Tempo totale: ore 6 circa (tempi CAI)
Dislivello: m. 693
Che bel giro, cara.
RispondiEliminaUna buona domenica e un bacione (e grazie della bellisisma spiegazione)
Grazie Nuvi per averci fatte partecipi di questo tuo bel giro tra le immacolate dolomiti, uniche a mio avviso, nel loro genere.
RispondiEliminaQuanta nostalgia del monte Pelmo!!!
Bacioni
prego signore!
RispondiEliminaChe bei posti vero????Io le "mie" montagne le adoro!!!! Pensa che quest'estate la prima escursione che ho fatto fare alla mia piccolina di pochi mesi(comodamente aloggiata su un diabolico zainetto porta bimbi)e' stata proprio qua!!!!
RispondiEliminaè un sentiero adatto anche per i piccolini....
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