lunedì 17 marzo 2008

Yoga


Lo Yoga è una delle sei darshana, ovvero i sistemi ortodossi della filosofia induista.

Introduzione
Dalla radice
sanscrita yuj che significa "unione" o "vincolo", Yoga indica l'insieme delle tecniche che consentono il congiungimento del corpo, della mente e dell'anima con Dio (o Paramatma). Colui che segue e pratica il cammino dello Yoga è chiamato yogi o yogin (le donne sono dette yogini).
La prima grande opera indiana che descrive e sistema le tecniche dello Yoga è lo
Yoga Sutra (Aforismi sullo Yoga), redatto da Patanjali, che raccoglie 185 aforismi. Gli studi tradizionali indiani identificavano Patanjali con l'omonimo grammatico vissuto nel III secolo AC ma studi filologici più moderni hanno postdatato la redazione dell'opera ad un'epoca presumibilmente altomedievale.
La diffusione di pratiche risalenti a quella tradizione in occidente, avvenuta tra il
diciannovesimo e ventunesimo secolo, come la meditazione (dhyana), gli esercizi di controllo del respiro (pranayama) o le asana (le celebri "posizioni" con cui lo Yoga viene comunemente identificato tout-court), ha tralasciato quasi sempre gli altri livelli, ed in particolare i primi due iniziali e per questo fondamentali. Ciò è dovuto al fatto che nella società occidentale il rapporto con lo Yoga non è mai stato strettamente relazionato alla religione (in particolare quindi all'unione dell'anima con Ishvara, il Signore), ma è sempre stato inteso come una disciplina che mira al riequilibrio psicofisico dell'uomo ed al raggiungimento di uno stato di "ben-essere".

Gli otto stadi dello Yoga
Patanjali indica al praticante 8 stadi (o arti) dello Yoga, cioè gli otto passi che conducono all'unione con il Paramatma.

Yama
Approfondimento
Le leggi etiche e morali esposte con il nome di Yama sono precetti universali, non relativi a tempo, luogo, stato e circostanze. Insieme essi formano la grande legge della vita. Infatti le troviamo anche nell'
etica cattolica, nei libri dei Proverbi, della Sapienza, di Qoelet, nel canone ebraico e nel Vangelo.
Con Yama si intendono i "comandamenti morali universali", o astensioni. Sono i cinque "freni" su cui si fonda l'etica dello Yoga:
Ahimsa:
non-violenza, astensione dall'infliggere a qualsiasi essere vivente qualunque tipo di male, sia esso fisico, psicologico, ecc.;
Aparigraha: distacco, non-attaccamento, astensione dalla bramosia del possedere;
Asteya: onestà, astensione dalla cupidigia, liberazione dall'avidità;
Brahmacharya:
castità (intesa soprattutto come purezza morale e sentimentale);
Sathya: verità, aderenza al vero, sincerità (soprattutto con se stessi).

Niyama
Con Niyama si intendono le regole dell'autopurificazione.
Saucha: pulizia, salute fisica, purezza;
Santosa: appagamento, felicità della mente, l'accontentarsi;
Tapas: ardore, fervore nel lavoro, desiderio ardente di evoluzione spirituale;
Svadhyaya: studio di sé stessi, ricerca interiore;
Ishvara Pranidhana: abbandonarsi alla
Divinità, la resa al Signore di tutte le nostre azioni.

Asana

Per approfondire, vedi la voce Asana.
Le āsana (in
sanscrito आसन) sono posizioni o posture utilizzate in alcune forme di yoga, in particolare nello Hatha Yoga. La funzione delle asana è direttamente collegata alla fisiologia indiana, fondata sul sistema sottile. Secondo tale sistema, attraverso l'assunzione di diverse posizioni del corpo, il praticante diviene in grado di purificare i canali energetici (Nadi), incanalare l'energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psico-fisico.
Le asana conosciute sono alcune migliaia; ciascuna di esse porta un nome derivato dalla natura (soprattutto animali), o dalla mitologia induista.

Pranayama

Per approfondire, vedi la voce Pranayama.
Il Pranayama (controllo del respiro) è il quarto stadio dello Yoga, secondo lo
Yogasutra di Patanjali. Insieme a Pratyahara (ritiro della mente dagli oggetti dei sensi), questi due stati dello Yoga sono conosciuti come le ricerche interiori (antaranga sadhana) ed insegnano come controllare la respirazione e la mente, quale mezzo per la liberare i sensi dalla schiavitù degli oggetti di desiderio. La parola Pranayama è formata da Prana (fiato, respiro, vita, energia, forza) e da Ayama (lunghezza,controllo, espansione). Il suo significato è quindi di controllo ed estensione del respiro (energia vitale).

Pratyahara
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Per Pratyahara si intende l'emancipazione della
mente, il suo ritiro dagli oggetti dei sensi. La ritrazione dei sensi si ottiene distaccando l'attenzione dall'ambiente esterno dirigendola verso l'interno così come la tartaruga ritrae gli arti e la testa nel carapace. Il canto di un mantra e la pratica NYM sono tecniche che portano allo stato Prathyahara.

Dharana
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Il termine Dharana indica la capacità di
concentrazione, diventare tutt'uno con quello che si sta facendo, con un oggetto esterno o interno. Requisito indispensabile per i passi successivi.

Dhyana

Per approfondire, vedi la voce Dhyana.
Dhyāna è un termine
sanscrito che letteralmente significa meditazione. Dalla traslitterazione della parola Dhyāna nell'ambito delle Filosofie orientali derivano i termini Chan, in cinese e Zen, in giapponese.

Samadhi
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Per Samadhi si intende uno stato di coscienza superiore: è l'unione con
Paramatma, l'unione del meditante con l'oggetto meditato, l'unione dell'anima individuale con l'Anima universale. Si può individuare con uno stato d'essere equilibrato, raggiungimento del benessere totale, tramite un percorso che porta ad uno stato di profonda realizzazione.

La fisiologia indiana

Per approfondire, vedi le voci Chakra, Nadi e Kundalini.
Le tecniche insegnate dallo Yoga si fondano sulla fisiologia indiana secondo la quale il corpo umano è attraversato da canali energetici, le
nadi, nei quali scorre il prana, l'energia universale. Le nadi sono oltre 40.000 (forse 72.000) ed irradiano tutto il corpo dell'energia dell'universo, i tre canali più importanti sono ida, pingala e sushuma che scorrono intorno alla spina dorsale incrociandosi in alcuni punti.

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