domenica 30 agosto 2009

Il fico



Il fico comune (Ficus carica L.) è una pianta xerofila dei climi subtropicali temperati, appartenente alla famiglia delle Moraceae. Rappresenta la specie più nordica del genere Ficus.L'epiteto specifico carica fa riferimento alle sue origini che vengono fatte risalire alla Caria, regione dell'Asia Minore. Testimonianze della sua coltivazione si hanno già nelle prime civiltà agricole di Mesopotamia, Palestina ed Egitto, da cui si diffuse successivamente in tutto il bacino del Mar Mediterraneo.È un albero dal tronco corto e ramoso che può raggiungere altezze di 4-8 m; la corteccia è liscia e di colore grigio-cenerino; i rami sono ricchi di midollo con gemme terminali acuminate coperte da due squame brunastre.Le foglie sono grandi, scabre, oblunghe, a 3-5 lobi e grossolanamente dentate, di colore verde scuro sulla parte superiore, più chiare e ricoperte da una lieve peluria su quella inferiore.Quello che comunemente viene ritenuto il frutto è in realtà una grossa infiorescenza carnosa, piriforme, ricca di zuccheri, di colore variabile dal verde al nero-violaceo (siconio), all'interno della quale sono racchiusi i fiori unisessuali, piccolissimi; una piccola apertura apicale, detta ostiolo, consente l'entrata degli imenotteri pronubi; i veri frutti, che si sviluppano all'interno dell'infiorescenza, sono dei piccoli acheni.
Presenta due forme botaniche, comunemente note come fico (Ficus carica ssp. sativa) e caprifico (Ficus carica ssp. caprificus), la prima fornisce i ricettacoli delle infiorescenze (
siconi) che con il perigonio dei singoli fiori ivi contenuti, vengono consumati e commercializzati freschi o essiccati; la seconda forma, il caprifico, fornisce il polline all'insetto pronubo (Blastophaga psenes) e contiene i fiori diclini, con perianzio di 4 parti, gli staminiferi peduncolati hanno generalmente 2 stami, i pistilliferi monocarpellari che contengono un solo ovulo nell'ovario, sono longistili e provvisti di papille stimmatiche nel fico, mentre sono brevistili e senza papille nel caprifico. Dai semi del caprifico si ottengono piante sia di fico che di caprifico.


Nel fico comune abbiamo due tipi di siconi: i fioroni o fichi fioroni che si formano in autunno e maturano alla fine della primavera o all'inizio dell'estate (entro giugno); e i forniti, veri fichi o pedagnuoli che si formano in primavera e maturano alla fine dell'estate (settembre). A volte se la stagione si presenta particolarmente favorevole, la pianta riesce a portare a maturazione in autunno una terza generazione di siconi detti volgarmente cimaruoli.
Il caprifico sviluppa tre tipi di siconi:
mamme o cratiri contengono solo fiori femminili brevistili, si formano in autunno e maturano a fine primavera
profichi ( o anche fioroni) con fiori maschili e femminili, si formano, sullo stesso ramo delle mamme, in inverno e maturano in estate
mammoni o forniti con fiori maschili e femminili longistili, si sviluppano in estate e maturano in autunno
I frutti del caprifico sono alquanto più coriacei, e se assunti possono determinare facilmente in taluni soggetti costipazione e stitichezza, pur essendo commestibili.Nel caprifico l'
impollinazione avviene mediante l'insetto pronubo Blastophaga psenes (Hymenoptera, Agaonidae) secondo il seguente schema:
in autunno l'insetto depone le proprie uova nelle mamme all'interno dell'ovario dei fiori
in aprile si sviluppano gli insetti adulti ed i maschi fecondano le femmine ancora all'interno del fiore
le femmine fecondate escono quindi all'esterno attraverso l'ostiolo del siconio ed entrano nei profichi per la deposizione delle uova
entrando nei profichi le femmine perdono le ali, indi depositano le uova nei fiori femminili e muoiono
nel giro di 2 mesi i siconi ingrossano, gli insetti adulti escono e si caricano di polline dai fiori maschili con le
antere mature, posti vicino all'ostiolo.
entrano quindi nei forniti dove effettuano l'impollinazione dei fiori
L'impollinazione del fico domestico (per le cultivar che la utilizzano) avviene sempre mediante Blastophaga psenes.L'uomo favorisce l'impollinazione appendendo dei siconi caprificati sul fico comune. Le femmine escono, cariche di polline, dai siconi della fioritura primaverile del caprifico e tentano di penetrare attraverso l'ostiolo dei fichi eduli, abbandonando così sugli stigmi degli stili dei fiori i granelli di polline, ma la lunghezza eccessiva dello stilo impedisce loro di portare a termine l'ovodeposizione.La produzione dei semi, pur accelerando la maturazione e aumentando la dimensione dei siconi eduli, comporta una colorazione rossastra della polpa con un aumento del numero e della consistenza degli acheni; per questo motivo nell'industria dei
fichi secchi si tende ad utilizzare varietà partenocarpiche che mantengono una polpa chiara.La coltivazione del fico si è sviluppata in diverse zone del pianeta, ma naturalmente in maniera significativa solo nei distretti climatici analoghi all ambiente mediterraneo, caldo ed arido. Nel bacino del Mediterraneo oltre all'Italia abbiamo importanti coltivazioni in Turchia, Grecia, Algeria, Spagna, Libia, Marocco, Egitto, Palestina, Francia; altri paesi di notevole importanza produttiva sono: Portogallo, Siria, Russia, Arabia, India, Giappone, California, Argentina, Australia e molti altri.
Le varietà di fico coltivate sono innumerevoli, citeremo solo alcune varietà italiane:
Unifere. Producono solo fichi estivi-autunnali sui rametti dell'anno:
Marchesano
Cantano
Pazzo
Coppa
Meloncello
Arneo
Della penna
Brogiotto nero
Bifere. Producono generalmente fioroni sui rametti dell'anno precedente e fichi estivi-autunnali su quelli dell'anno:
Caprificabili:
Fracazzano
Sessune
Napoletano
Partenocarpiche:
Ottano o Dottato
Del Vescovo



Il Ficus carica gradisce climi caldi non umidi, si adatta a qualunque tipo di terreno purché sciolto e ben drenato, non tollera a lungo temperature sotto i -10° C, è peraltro da considerare che la resistenza al freddo è fortemente condizionata dalla maturazione del legno, cioè dalla trasformazione dei rami succulenti ed erbacei in legno compatto, disidratato e soprattutto ricco di resine ed amidi che sono eccellenti antigelo, (naturalmente tali accumuli, che possono essere determinanti per la resistenza al freddo, si hanno con estese insolazioni estive), enormi differenze si verificano con piante giovani, succulente ed in intensa crescita dovuta ad eccesso di umidità nel suolo o per eccesso di concimazione, e piante adulte in siti aridi e poveri, dove queste ultime hanno mostrato resistenze senza gravi problemi a temperature di -18, -20 °C. È da notare che la coltivazione di specie necessitanti la fecondazione da Blastophaga psenes sono limitate dalla temperatura di sopravvivenza della stessa, che è di circa -8, -9 °C, in assenza di fecondazione i frutti acerbi cadono. In ambienti dove sia assente l'agente fecondatore è praticata la coltivazione delle sole varietà che hanno la caratteristica di maturare i frutti anche se non sono fecondati (persistenti o partenocarpici).
Per quanto riguarda il caldo a +50° C e con bassa umidità la pianta arresta i processi vegetativi, le notti calde favoriscono la produzione mentre il ristagno di acqua la pregiudica. Dotato di un apparato radicale potente resiste bene alla siccità e ai terreni salsi e incolti, in particolare come apparato radicale di una pianta da clima semidesertico, è particolarmente efficace nella ricerca dell'acqua; le radici sono molto invasive, in un giardino possono penetrare in cisterne, condotti o scantinati. È una delle poche piante da frutta che resista senza problemi ai venti salini in tutte le fasi vegetative, condizione che la accomuna al solo Fico d'india, (Opunthia ficus-indica), nessun altro fruttifero principale dell'ambiente italiano ha tale condizione.
Si concima con fertilizzanti complessi o nelle colture industriali specializzate ricorrendo al sovescio di leguminose con aggiunta di perfosfato, calciocianamide, solfato ammonico.
La riproduzione per semina è agevole ma complessa circa i risultati dato che in via di massima si hanno 50% di probabilità di avere alberi caprifichi e 50% fichi commestibili; la probabilità è complicata dalla presenza di altre caratteristiche indipendenti come quella della caducità dei frutti non fecondati, ovvero della persistenza e maturazione anche senza fecondazione. L'elemento è importante dato che la possibilità di ottenere frutti trascurando i problemi legati alla di fecondazione ha permesso la diffusione notevole di tipi a frutti persistenti, tale che la maggior parte delle varietà in coltivazione domestica sono di questo tipo. La riproduzione controllata per seme permette la produzione di nuove varietà.
La moltiplicazione è possibile per
talea di ramo (di gran lunga la più usata), per innesto ad anello,corona e gemma, in natura il fico tende naturalmente a moltiplicarsi per propaggine cioè per radicazione dai rami appoggiati al suolo ed in contatto col terriccio, soprattutto se umido. La potatura si limita ad interventi invernali di eliminazione di rami mal disposti o danneggiati.
Le Regioni italiane a maggior vocazione produttiva sono Puglia, Campania e Calabria, una produzione significativa proviene anche dall'Abruzzo, Sicilia e Lazio; la Puglia fornisce anche la maggior produzione di fichi secchi. La produttività del fico dipende dai fattori climatici, dall'umidità e dal suolo dove viene coltivato, orientativamente si può stimare che in terreni sciolti, profondi e freschi si possa arrivare a produzioni di 4-5 q per albero, mentre in terreni rocciosi marginali solo a pochi chilogrammi per albero. La produzione comincia dal 5° anno di vita della pianta ed aumenta progressivamente fino al 60° anno di età, quando decresce repentinamente e la pianta muore per necrosi del tessuto legnoso.
Il miglioramento della produzione, condizione necessaria per far fronte alla competitività dei mercati internazionali e italiani, prevede:
la selezione di sempre nuove varietà con migliori caratteristiche del prodotto, più rispondenti alle richieste del mercato e all'abbattimento dei costi di produzione
una lotta mirata alle malattie e ai parassiti
una migliore presentazione del prodotto, con particolare riferimento al prodotto seccato
Il caprifico è stato utilizzato storicamente nel territorio laziale come segnalazione di pericolo presso le aperture dei pozzi dei cunicoli di drenaggio, tipici delle zone del
Parco regionale di Veio, che essendo disseminati nelle vallate allo scopo di drenare le acque meteoriche, costituiscono (ancora oggi) pericoli per le persone e per gli animali da allevamento. La pianta della ficoraccia è stata inoltre artificialmente piantata in quei terreni adibiti a pascolo privi di zone d'ombra, allo scopo di fornire riparo dal sole estivo ai pascoli. Il Fico secco è il sicono (frutto) raccolto in piena maturazione e fatto essiccare al sole con trattamenti chimici o fisici di disinfestazione.
In
Italia la maggior parte della produzione viene dalle regioni meridionali, in special modo da Puglia, Calabria e Sicilia. Si segnala in Toscana la produzione dei Fichi secchi di Carmignano , in Provincia di Prato.
La raccolta avviene in più riprese, secondo la varietà e la stagione, si preferiscono le varietà partenocarpiche per la polpa chiara, con acheni in minor numero e di consistenza più morbida rispetto alle varietà caprificate.
La produzione del fico secco prevede fasi successive di lavorazione, che si possono riassumere come segue:
raccolta dei frutti asciutti con il peduncolo, completamente maturi e tutti allo stesso grado di maturazione, separando i fichi bianchi da quelli colorati
sbiancatura dei fichi bianchi con un trattamento ai vapori di
zolfo per una ventina di minuti
esposizione dei fichi al sole su cannicci puliti, facendo attenzione che non vi sia contatto tra i frutti e che l'occhio del sìcono sia posto verso l'alto fino alla completa coagulazione del succo interno
rivoltare quotidianamente i fichi per un disseccamento omogeneo e graduale, eliminando quelli piccoli o macchiati e comprimendo quelli rigonfi per eliminare le sacche d'aria
durante l'essiccamento proteggere i fichi dalle impurità e dalle ovideposizioni delle femmine di Efestia (
Ephestia cautella)
a essiccamento avvenuto disinfestare i fichi secchi per due ore in autoclave sottovuoto usando
Bromuro di metilene, nelle produzioni artigianali si immergono i fichi, in acqua di mare (o soluzione salina di Cloruro di sodio) bollente, per circa due minuti.
Per un essiccamento ottimale la perdita d'acqua deve raggiungere il 30-35%.
In Italia per la produzione di fichi secchi vengono usate le varietà: Dottato, Brogiotto, Pissalutto, Farà, etc.
In
Turchia, uno dei maggiori produttori mondiali di fichi secchi, viene principalmente usata la varietà Fico di Smirne.Oltre a consumare i frutti freschi o essiccati, l'uomo usa anche i rametti di fico per far cagliare il latte.
Gemme fresche: l'attività è da attribuirsi agli enzimi digestivi contenuti; regolarizza la motilita’ e la secrezione gastroduodenale, soprattutto in soggetti con reazioni psicosomatiche a livello gastrointestinale.
Foglie: raccolte da maggio ad agosto e fatte essiccare lentamente, contengono furocumarine, bergaptene, psoralene, cumarine, lattice; hanno proprietà emagoghe, antinfiammatorie, espettoranti e digestive; le fucomarine possono creare problemi con fenomeni di fotosensibilizzazione.
Frutti immaturi, parti verdi e giovani rametti: il
lattice che sgorga dai tagli contiene amilasi e proteasi, viene applicato per uso esterno per eliminare calli e verruche per l’azione caustica e proteolitica, è irritante per la pelle.
Frutti freschi: assunti in quantità hanno un effetto lassativo.
Frutti essiccati: ricchi di vitamine A e B, proteine, zuccheri, e
sali minerali (potassio, magnesio, calcio) hanno proprietà emollienti, espettoranti e lassative.
È diffusa la credenza che il lattice del fico aiuti ad abbronzarsi. L'applicazione di lattice di fico sulla pelle e successiva esposizione di questa alla luce solare comporta invece ustioni, anche gravi.
Insetti:
Emitteri:
Bianca rossa (
Chrysomphalus dictyospermi): attacca in numerose colonie rami, frutti e foglie, insediandosi lungo le nervature della pagina inferiore delle foglie causandone il disseccamento e la caduta.
Ceroplaste (
Ceroplastes rusci): provoca gravi deperimenti di rametti e foglie con vistosi cali produttivi.
Cocciniglia a barchetta (
Eulecanium persicae): infesta le parti meno soleggiate della chioma, disponendosi in lunghe file lungo i rami.
La cocciniglia ostreiforme (
Quadraspidiotus ostraeformis) e la cocciniglia rossa (Aonidiella aurantii): attaccano i rami e il tronco.
Cocciniglia di S. Josè (
Quadraspidiotus perniciosus): infesta tutte le parti della pianta con una predilizione per frutti, rami e tronchi, che ricopre con una crosta fittissima di scudetti; le sue punture provocano macchiolione rossastre sulla parte colpita, malformazioni nei frutti e un progressivo deperimento della pianta.
Cocciniglia a virgola rappresentata da due specie dello stesso genere, la (
Mytilococcus conchiformis) e la (M. ficifoliae): la prima attacca i rametti, la seconda le foglie.
Psilla (
Homotoma ficus): in primavera le larve attaccano le gemme, successivamente le foglie nella pagina inferiore vicino alle nervature, normalmente non provoca danni rilevanti.
Lepidotteri:
Efestia (
Ephestia cautella): temibilissimo per la produzione di fichi seccati, le larve rodono l'interno del frutto riempiendolo di escrementi, la femmina depone le uova sui fichi che cominciano a seccare sull'albero o sui frutti esposti al sole per completare l'essiccamento.
Tignola (
Simaethis nemorana): le larve neonate rodono le foglie lasciando intatte le sole nervatura, la seconda generazione di larve può attaccare anche i frutti.
Coleotteri:
Bostrico (
Sinoxylon sex-dentatum): le larve e gli adulti scavano gallerie dirette in tutti i sensi interessando l'intero spessore dei rametti che possono facilmente spezzarsi.
Carpofilo (
Carpophilus hemipterus): erode e danneggia i frutti essiccati.
Esperofane cinerino (
Hesperophanes cinereus): le larve per 2-3 anni scavano profonde gallerie nel legno, le femmine ovidepongono su rami malati o legno esposto.
Ipoboro (
Hypoborus ficus): gli insetti adulti scavano gallerie trasversali nel legno e nel cambio, mentre le larve scavano profonde gallerie perpendicolari, arrivando con azione sinergica ad interessare tutto il cilindro centrale con disseccamento e caduta della corteccia, vengono attaccati preferibilmente i rami deperiti o morti non tempestivamente eliminati con la potatura.
Pogonocero ispido (
Pogonochaerus hispidus): la larva scava gallerie tortuose sotto la corteccia e nel legno, la femmina depone le uova sulla corteccia di rami vecchi e deperiti.
Ditteri:
Mosca mediterranea (
Ceratitis capitata): le larve attaccano la polpa del frutto distruggendola, successivamente il frutto marcisce e cade.
Funghi:
Antracnosi (
Ascochyta caricae): provoca sulle foglie tacche bruno-rossastre arrotondate o allungate lungo le nervature e al cui centro i tessuti disseccano e compaiono i picnidi.
Brusone fogliare (
Phyllosticta sycophila): provoca sulle foglie attaccate delle tacche color ocra al centro, bruno-rossastre ai margini esterni; le macchie confluendo in larghe chiazze secche provoca lacerazioni, accartocciamento e caduta delle foglie.
Cancro del tronco (
Phomopsis cinerascens): attacca in seguito ad una ferita non disinfettata, soprattutto il tronco e le branche madri impiegando 2-3 anni per formare il cancro, l'alterazione inizia con una zona depressa che lentamente si allarga fino a circondare tutto il tronco.
Colletotricosi (
Colletotrichum caricae): provoca amarcescenza e la caduta dei frutti immaturi, che dapprima mostrano tacche depresse e isolate confluenti successivamente in chiazze brune al centro più chiare in periferia.
Marciume (
Botrytis cinerea): provoca la mummificazione dei frutti e il disseccamento dei rametti, si conserva da un anno all'altro svernando sui frutti mummificati rimasti sulla pianta e sui rametti morti, non tempestivamente rimossi e distrutti.
Vaiolatura (
Cercospora bolleana): provoca macchie olivacee sulle nervature delle foglie, macchie che confluiscono formando grandi chiazze brunastre con accartocciamento e caduta delle foglie.
Ruggine (
Uredo fici): attacca le foglie provocando sulla pagina superiore delle macchie gialle e in corrispondenza sulla pagina inferiore i sori giallo-bruni, determina la caduta prematura delle foglie e ritardo della maturazione dei frutti.
Batteri:
Mal secco (
Bacterium fici): a seguito dell'infezione batterica il tronco divente di colore bruno, i rami anneriscono disseccano emettendo a volte un liquido viscoso. D'estate colpisce anche le foglie che presentano in un primo momento macchie decolorate che diventano nerastre, con disseccamento e frantumazione dei tessuti.
Virus:
Mosaico: il
virus attacca foglie, frutti e rametti; le foglie presentano aree di verie dimensioni giallognole e decolorate, segue la necrosi delle aree internervali o solo delle nervature con evidenti malformazioni; i frutti colpiti presentano malformazioni e caduta precoce; il vettore principale del virus è l'eriofide Aceria ficus.

Ho trovato una ricetta su cookaround di nightfairy buonissima ecco il link..

http://www.cookaround.com/yabbse1/showthread.php?t=23589

Vi saluto martedi parto vado in montagna a rilassarmi, ne ho bisogno era da giugno che non andavo in ferie....


FERIE
DAL 1 sett - AL 6 sett..
ARRIVEDERCI!

5 commenti:

Grazie della visita..........^_^